Epidemiologia del disturbo di panico. Quanto e come è diffuso. Prevalenza, variabili sociodemografiche, familiarità.
Prevalenza
La prevalenza misura la percentuale di individui che nell’arco della vita sviluppano il disturbo di panico rispetto al totale di una popolazione.
Le percentuali di prevalenza nell’arco della vita del disturbo di panico in campioni comunitari sono state stimate tra l’ 1,5% ed il 3 – 3,5% (Rouillon, 1997; Gordeev, 2008).
Il DSM-IV indica, tuttavia, che la maggior parte degli studi ha rilevato percentuali fra l’1% ed il 2%. Le percentuali di prevalenza in un anno sono risultate invece fra lo 0,5% e l’1,5%.
Sarti et al. (2000) sostengono che il disturbo di panico colpisce almeno 1 ogni 75 persone, a livello mondiale, durante tutta la loro vita.
Variabili sociodemografiche
L’età di esordio del disturbo di panico si colloca tra l’adolescenza ed i 30/35 anni. I soggetti più comunemente colpiti hanno tra i 25 ed i 45 anni di età (Rouillon, 1997; DSM-IV-TR, 2001)
Tra le persone più anziane vi sono tassi di prevalenza minori, che indicano, soprattutto, una presenza rara del disturbo negli individui al di sopra dei 65 anni.
Il disturbo di panico ha frequenza 2-3 volte superiore nelle donne rispetto agli uomini (Rouillon, 1997; Gordeev, 2008). Secondo il DSM-IV-TR (2001), il disturbo di panico senza agorafobia viene diagnosticato con una frequenza doppia e il disturbo di panico con agorafobia con una frequenza tripla nelle donne rispetto agli uomini.
Alcuni studi hanno evidenziato una maggior frequenza di disturbo di panico tra gli individui separati o divorziati rispetto a quelli sposati, così come nei campioni di persone con bassi livelli di istruzione (Rouillon, 1997).
È risultata inoltre significativa l’associazione tra disturbo di panico e residenza in città, che indica una maggior probabilità di sviluppare questo tipo di disturbo negli individui che vivono in zone urbane rispetto a quelli che risiedono in campagna (Rouillon, 1997).
Un grave problema associato con il disturbo di panico è, inoltre, il rischio significativo di suicidio (Rouillon, 1997).
Familiarità
Franceschina, Sanavio e Sica (2004) riportano i risultati emersi da studi precedenti e dichiarano che i consanguinei di primo grado di persone che soffrono o hanno sofferto di disturbo di panico hanno una probabilità di 4-7 volte (per il DSM-IV-TR fino a 8 volte) maggiore rispetto al resto della popolazione di sviluppare lo stesso disturbo.
Alcuni studi hanno inoltre rilevato che se l’età di esordio del disturbo di panico è inferiore ai 20 anni, i parenti di primo grado hanno una probabilità 20 volte maggiore di avere lo stesso disturbo. Ciononostante, come è sostenuto nel DSM-IV-TR (2001), da metà a tre quarti dei soggetti con disturbo di panico che frequentano gli ambienti clinici non ha un parente biologico di primo grado che manifesta lo stesso disturbo.
Inoltre, studi condotti sui gemelli hanno evidenziato un rilevante contributo genetico allo sviluppo del disturbo di panico (Franceschina, Sanavio, Sica, 2004; Barlow, 1988; DSM-IV).
Molte ricerche (in: Barlow, 1988) hanno indagato l’ereditarietà familiare di alcuni aspetti dell’ansia, giungendo a conclusioni che riportavano correlazioni positive. Tuttavia, come sostiene Barlow (1988), l’ipotesi più sicura in questo senso è descrivere ciò che può apparire come ereditario in termini di una “vulnerabilità” a sviluppare disturbi d’ansia in generale, piuttosto che una specifica sindrome clinica.